Hello dog!

tempo di lettura: 1′ 32”

La convivenza e l’incontro con altri cani e altri proprietari in passeggiata non sempre è facile. Una possibile spiegazione di queste difficoltà diffuse può essere sicuramente la gran quantità di bias cognitivi, giudizi o pregiudizi che non necessariamente corrispondono alla realtà. Con questo articolo speriamo di dare degli spunti di riflessione utili, che sicuramente semplificano molto la complessità delle interazioni tra cani e possono oggettivarne alcuni aspetti per rendere più comprensibile ciò che accade a tutti noi ogni giorno.

Camille Ward ha pubblicato uno studio dove sono state approfondite le interazioni tra cani, sottolineandone alcune costanti. Questo nonostante le interazioni abbiano sempre diversi significati e ognuna di queste sia sempre a sè stante coinvolgendo soggetti differenti.

Qui di seguito analizziamo uno dei momenti sociali più frequenti del cane: l’incontro con un altro animale.

Il saluto può essere reciproco oppure uno dei di cani coinvolti si mostrerà più interessato rispetto all’altro che invece lo ignorerà oppure sarà meno coinvolto.

Lo studio ha evidenziato che se i cani sono liberi e possono quindi scegliere cosa fare quando si incontrano, le interazioni sono veramente molto brevi. Le misurazioni eseguite hanno mostrato un tempo tra i 6 e 7 secondi. Teniamolo in considerazione soprattutto nelle situazioni dove i cani saranno legati.

Solo il 20% prosegue con interazioni più complesse, la maggior parte quindi si limita a dare/ricevere informazioni per un tempo molto breve e poi ognuno prosegue per la propria strada diversamente da quello che la maggior parte delle persone si aspetterebbe.

Le dimensioni contano: E’ stato rilevato che la maggior parte delle volte in cui il saluto è stato reciproco il peso e la taglia dei cani era simile.

E il vostro cane di solito come reagisce all’incontro di altri cani in passeggiata?

Se l’articolo vi è piaciuto lasciate un commento e se vi va, aiutateci a far conoscere queste informazioni condividendolo.

L’hai fatto per caso o di proposito?

L'hai fatto per caso o di proposito? Come il tuo cane può dire la differenza

Un nuovo e interessante studio ci racconta di come sia possibile osservare delle capacità della mente dei cani che fino a poco tempo fa si riteneva fossero appannaggio solo della mente umana. Abbiamo provato a tradurre questo articolo che ci ha colpiti, fateci sapere cosa ne pensate 🙂

 

I cani sono in grado di distinguere tra comportamenti umani intenzionali e non intenzionali, suggerisce un nuovo studio condotto da scienziati in Germania.

 Un esperimento condotto su cani di razze diverse che prevedeva la somministrazione di premi in cibo in modi diversi ha dimostrato che i cani possono riconoscere l’intenzionalità umana. Questo è il risultato di migliaia di anni di vita a stretto contatto con le persone e di osservazione per tutto il giorno.

 Britta Schünemann dell’Università di Göttingen è uno degli scienziati coinvolti nello studio e afferma che il team voleva verificare se i cani sono in grado di riconoscere le intenzioni umane.

“Avevamo questa paratia che divideva il cane e lo sperimentatore. Attraverso una fessura lo sperimentatore iniziava a nutrire il cane”, afferma Schünemann.

 Dopo aver stabilito uno schema, lo sperimentatore inizia a ritirare i bocconi intenzionalmente o accidentalmente. Quindi il team ha iniziato a osservare la reazione dei cani in base a ciò che avrebbero fatto.

 “Quello che abbiamo scoperto è che [i cani] hanno aspettato più a lungo per avvicinarsi al cibo che era caduto sul pavimento quando è stato trattenuto intenzionalmente. Sembra quindi che fossero più riluttanti ad avvicinarsi al cibo quando lo sperimentatore non era disposto a darglielo volontariamente”, ha continuato Schünneman.

 “Questo suggerisce che in realtà hanno davvero differenziato tra comportamento umano intenzionale e non intenzionale”.

 Questo livello di abilità cognitiva nelle capacità dei cani di leggere le intenzioni umane è il risultato dell’adattamento agli ambienti umani nel corso di migliaia di anni.

 Anche Juliane Braeuer dell’Istituto Max Planck per la scienza della storia umana è stata coinvolta nella ricerca e afferma che questa capacità dei cani di leggere le intenzioni umane, ad esempio se danno un premio volontariamente o con riluttanza, ci dice che i cani sono “estremamente sensibili nei confronti dei comportamenti umani”.

 “Ci osservano tutto il giorno, quando possono, e sono molto sensibili alle nostre azioni e forse, sì, riescono persino a distinguere se facciamo qualcosa intenzionalmente o se lo facciamo solo per caso”.

 

Mentre gli amanti dei cani potrebbero pensare che questa nuova ricerca confermi solamente lo speciale rapporto di fiducia che hanno sempre sentito con il loro migliore amico, altri invece che possiedono cavalli, capre o persino maiali potrebbero chiedersi se tali animali possano anche leggere le azioni e le intenzioni umane nello stesso modo. In risposta a questa domanda, Braeuer afferma che non è così, poiché tali animali non hanno trascorso così tanto tempo con gli umani come i cani.

 “I cani condividono una storia molto lunga con noi e hanno sviluppato alcune abilità molto speciali, quindi sono diversi dalle mucche, dalle capre o persino dai cavalli”.

 Per questo motivo, i cagnolini sono di particolare interesse per gli scienziati e quando gli è stato chiesto cosa succederà, Braeuer afferma che dovrebbero esserci più ricerche tra cani che hanno vissuto in ambienti diversi.

“Penso che dovremmo testare cani che hanno molta esperienza con gli umani perché vivono in casa e così via, come una tipica società occidentale, e magari confrontarli con i cani che vivono per strada, cani che hanno meno esperienza in modo che possiamo scoprire se o quanto è coinvolto l’apprendimento e le loro abilità per distinguere le due situazioni.”

tradotto da: https://newseu.cgtn.com/news/2021-09-06/How-your-dog-can-tell-if-you-did-something-accidentally-or-on-purpose-13jDVlpHzP2/index.html

Ma come è possibile che non ti piacciano i cani?

weimaraner

Ricordo con chiarezza lo stupore di quando mi veniva spiegato che “non a tutti piacciono i cani”. E hanno dovuto spiegarmelo più volte perchè per me, fissata di cani dalla nascita e cresciuta sempre con cani in casa, non era facile interiorizzare questa informazione.

Crescendo si comprendono facilmente alcune cose ma una domanda ha sempre continuato a ronzare nella testa  e più o meno fa così “Come è possibile che alcuni darebbero un rene per il proprio cane (e per il partner? lasciamo perdere che usciremmo dal tema) e/o per i cani in generale e altri invece ne hanno ribrezzo, paura e più sinceramente a volte proprio li odiano?”

 Approfondendo il tema è stato curioso scoprire come, da quando ne abbiamo testimonianze ovvero dagli albori della domesticazione, le persone abbiano sempre avuto un atteggiamento ambivalente nei confronti del cane. A volte i cani venivano scacciati, altre volte se ne beneficiava per la guardia o la caccia, ma esistono testimonianze antiche anche di soggetti che si è deciso di tumulare insieme ad umani, sicuramente un gesto significativo.

Un altro punto saliente di questo viaggio interessante potrebbe venire da un recente studio dove si suggerisce che il desiderio e la scelta di vivere con un cane potrebbe venire pesantemente influenzata.. dalla nostra genetica!

Un team di ricercatori britannici e svedesi ha studiato l’ereditarietà della “dog ownership” (D.O.)utilizzando le informazioni di 35.035 coppie di gemelli del registro svedese dei gemelli, unico nel suo genere al mondo. Lo studio suggerisce che questa variazione genetica spiega più della metà delle variazioni nel DO. Il team ha deciso di concentrarsi su fratelli gemelli in quanto hanno DNA rilevanti per gli studi sulla genetica

“Questi risultati hanno importanti implicazioni in diversi campi correlati alla comprensione dell’interazione cane-uomo nel corso della storia e nei tempi moderni.”

“-Probabilmente alcune persone sono più portate rispetto ad altri ed in maniera innata a prendersi cura degli animali- spiega Tove Fall, autore principale dello studio e professore di epidemiologia molecolare presso Department of Medical Sciences and the Science for Life Laboratory, all’Uppsala University. ”

“Carri Westgarth, docente di interazione uomo-animale presso l’Università di Liverpool e coautrice dello studio, aggiunge: -Questi risultati sono importanti in quanto suggeriscono che i presunti benefici per la salute nel possedere un cane che vengono  riportati in alcuni studi possono essere in parte spiegati dalla genetica delle persone studiate- “.

I ricercatori hanno scoperto che i tassi di concordanza della proprietà del cane sono molto più grandi nei gemelli identici rispetto a quelli non identici, supportando l’opinione che la genetica gioca davvero un ruolo importante nella scelta di possedere un cane. I ricercatori hanno scoperto collezionato dati che rivelano che i gemelli identici facevano più frequentemente la stessa scelta per quanto riguarda l’adozione o meno del cane rispetto ai gemelli non identici

“Questo tipo di studi sui gemelli non ci dice esattamente quali geni siano coinvolti ma ci dimostra per la prima volta che sia la genetica che l’ambiente hanno pari peso nella scelta di “possedere” un cane ”

“”Lo studio ha importanti implicazioni per la comprensione della storia profonda ed enigmatica dell’addomesticamento dei cani”, afferma lo zooarcheologo e coautore dello studio Keith Dobney, presidente di Paleoecologia umana presso il Dipartimento di Archeologia, Classici ed Egittologia dell’Università di Liverpool. “Decenni di ricerca archeologica ci hanno aiutato a costruire un quadro migliore per capire dove e quando i cani sono entrati nel mondo umano, ma i dati genetici antichi e moderni ci possono consentire di esplorare direttamente perché e come?”

Fonte:

https://www.sciencedaily.com/releases/2019/05/190517081636.htm

Cosa si aspettano le persone dalle passeggiate con i cani?


“il delicato equilibrio tra “ascoltare” quello che vuole fare il cane in passeggiata e le sue necessità e quello che l’essere umano intende come meglio per se stesso e per  le persone che lo circondano.!

Abbiamo trovato in rete questo interessante studio e l’abbiamo tradotto pensando che potesse fornire degli spunti di riflessione su un argomento molto importante, la passeggiata. 

Capita ancora spesso purtroppo di vedere cani che non possono annusare ciò che attira l’attenzione del loro naso o che non riescono a godersi la passeggiata perchè inseriti in contesti troppo caotici o inadeguati per loro ma sicuramente, sempre di più, qualcosa sta cambiando e tante persone si impegnano ogni giorno a condividere con il proprio cane una passeggiata di qualità per il proprio compagno di vita..ma che, non ci stancheremo mai di dirlo, corrisponde immancabilmente a innumerevoli benefici anche per le persone stesse che li accompagnano!

“I proprietari di cani vogliono che i loro cani si divertano, stiano liberi e abbiano modo di inscenare il loro “essere cane” quando li portano a passeggiare” questo è quello che dice un nuovo studio della Leeds Beckett University

lo studio pubblicato su “ Social and Cultural Geography journal” sottolinea il delicato equilibrio tra “ascoltare” quello che vuole fare il cane in passeggiata e le sue necessità e quello che l’essere umano intende come meglio per se stesso e per  le persone che lo circondano.

[…]

Dodici persone nel nord dell’Inghilterra, di età compresa tra i 28 e i 66 anni, che camminano regolarmente con i cani, hanno preso parte a interviste approfondite per questa ricerca. Lo scopo dello studio era quello di esaminare come le persone condividono gli spazi con le loro controparti animali e come vengono gestite queste esperienze di camminata con i loro pet.

Agli intervistati è stato chiesto di raccontare, a grandi linee, la personalità del loro cane e di ciò che questi hanno significato per loro e come la relazione si sia sviluppata.

E’ stato chiesto anche di riflettere su ciò che significava camminare, come questa attività si collocasse nelle loro vite, come veniva vissuta e come tentavano di capire la relazione tra loro e il loro cane.

Il dott. Fletcher spiega inoltre: “Lo studio rivela che gli umani passeggiano con i cani soprattutto perché sentono un profondo legame emotivo con loro e hanno un forte senso del dovere nel garantire che rimangano in forma e in salute. Forse molto più interessante è scoprire che escono in passeggiata perché credono che questi si divertano e possano essere così in grado di essere più “cani” nel tempo passato all’aria aperta.

Fonte:

Dog walker want their dog to enjoy the chance to be dog like and free on walks

https://www.sciencedaily.com/releases/2017/03/170303100648.htm



Ci permettiamo di aggiungere che le esigenze dei cani non sempre corrispondono alle esigenze umane, insomma, a loro piace annusare sederi odorosi e spesso rotolarsi (o perchè no) assaggiare qualche cacchetta lasciata da altri…cose non alla portata di noi cristiani. 

Ma conoscere sempre meglio i comportamenti specifici della loro specie ci permette di comprenderli e accompagnarli in quelle che per loro saranno “esperienze indimenticabili” e saremo davvero così ai loro occhi, dei compagni umani accreditati.

Il tutto sempre tenendo ovviamente a mente che la propria libertà finisce dove inizia quella altrui.

Se il post ti è piaciuto ti invito a lasciare un commento qua sotto. 

Se pensi che l’articolo valga la pena di essere letto ti chiediamo di condividerlo 🙂



“Cani orfani”

In ricordo di Marziano

La cino-filia , l’amore per i cani,( ma non quello fatto di vestitini di paiettes, “al cane basta il divano”, “al cane bastano le coccole” and so on) che si riferisce all’interesse più profondo nei confronti di questa specie, non è una questione di pochi. E’ dominio di tutte le persone che vogliono meravigliarsi osservando e scoprendo chi vive con loro e che sognano lo “stare bene insieme” fatto anche e soprattutto di gratificazioni raggiunte facendo #cosedacane.

Torniamo all’interesse, alla scoperta, alla meraviglia. 

Parlando con il mio “pensionato di fiducia”, colui che mi aiuta a curare l’orto e il parco Castenedolese dove si svolgono talvolta alcune attività dell’associazione, se ne esce un giorno con

“tutti i nostri cani sono orfani!’’ e prosegue “si perchè a toglierli a due mesi, se va bene, dalla mamma, è renderli orfani.”

Prosegue indicando un cucciolo che in quel momento si trova su un balcone e che passa dal guardare malinconicamente il nostro gruppo libero al campo, al piangere guardando il proprietario che si sta allontanando proprio in quel momento.

“Vedi? anche quel cane, vede i nostri qui e vorrebbe scendere per stare con loro”.

La parola “orfano” è decisamente illuminante associata a questo concetto. Cercherò di spiegarmi meglio. Questo sostantivo ci fa provare subito disagio, tristezza, la sensazione che manchi qualcosa o meglio, qualcuno. Ci fa provare un senso di privazione.

Ed è quello che spesso vivono i nostri cani,quando vengono staccati dalla loro famiglia, purtroppo ancora oggi, tolti anzitempo. I nostri cani, che vale la pena ricordarlo, sono mammiferi, necessitano di cure parentali, non solo materne. Ciò significa che per la loro crescita sana ed equilibrata hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro e non solo per la mera sopravvivenza. Questo significa che dal loro gruppo familiare ricevono apprendimenti indispensabili. Scendere nel dettaglio ora è impossibile ma possiamo fare una riflessione sul fatto che ad oggi i cuccioli più fortunati stanno con la madre fino ai 2 mesi, nella maggior parte dei casi e che quasi sempre non siano inseriti in contesti dove siano presenti anche il padre ed eventuali “zii”, anch’essi importantissimi nei processi di conoscenza del mondo e nella creazione di modelli comportamentali.

 

E come se non bastasse poi capita che vengano adottati da chi può dedicare loro veramente troppo poco tempo. Ma questa è un’altra storia 

Vivere INSIEME

FONTE: Tutte le fotografie di questo articolo sono di “Kristin Ann Photography”

Oggi, scorrendo sul feed di facebook mi sono balzate agli occhi queste splendide fotografie. Certo, sono solo fotografie, e, l’interpretazione non può essere certa, ma pare trasparire un coinvolgimento particolare da parte di questo simpatico cane con la zampa un po’ corta.

 

Queste immagini sottolineano un aspetto molto importante della vita CON il cane.

Il nostro amico ha indubbiamente un’intelligenza sociale incredibile, ma cosa vuol dire nella pratica?

Significa che il cane ha una propensione particolare nel far parte di un gruppo familiare. Ovviamente essendo ogni soggetto a sé, stiamo generalizzando e non si può escludere che ci siano cani che non abbiano questo desiderio, ma per i più, è così.

Aver piacere nel “ far parte di“ vuol dire molte cose. Implica saper comunicare le proprie esigenze ma altresì comprendere gli stati degli altri, avere un ruolo, organizzarsi e molto altro. Tutto ciò per qualche soggetto può essere più semplice, per qualcun altro meno ma, per tutti, c’è un apprendistato da fare e delle esperienze da vivere per sviluppare queste capacità. Sicuramente è essenziale che ci sia qualcuno che guidi e COINVOLGA. Il coinvolgimento è la chiave. Permettere al cane di vivere insieme a noi nel senso più vero del termine, nelle piccole cose di tutti i giorni ma anche negli eventi straordinari della nostra vita (qualora sia adeguato per lui, questo è ovvio) è una condizione necessaria per la sua felicità. Portarlo con noi alla fiera di San Faustino potrebbe  rientrare nelle vicende non adeguate ma sicuramente condividere con lui piccoli lavoretti in giardino, permettergli di annusare la spesa al nostro ingresso,condividere una merenda (se non ha allergie intolleranze e strane malattie tropicali che implichino malassorbimento o mutazioni improvvise del suo stato se mangia qualcosa di diverso dalle crocche ) aprire un pacco del corriere insieme, accompagnarci a un picnic in collina e altre piccole fantastiche cose…ecco, questo è importante. 

Certo non possiamo pensare di non investire del tempo nelle piccole cose e poi pretendere che agli eventi eccezionali lui possa prenderne parte con tranquillità. 

I cani da guardianìa e il resto del mondo..

  • Modifica
 
 

Riportiamo qui sotto un articolo che riporta un’ordinanza che fa molto firlettere sullo stato delle cose in Italia per quanto riguarda la cultura cinofila.

Ci teniamo a dire la nostra perchè pensiamo che sia fondamentale puntare sulla cultura non sui divieti, rivolti ai soggetti sbagliati per giunta !

Soprattutto in Italia dove abbiamo diverse razze autoctone di cui una straordinaria e la più famosa, il pastore maremmano abruzzese, dovremmo avere floride conoscenze su questo tema.

Abbiamo delle perle nei nostri territori, che ci invidiano in tutto il mondo tanto da essere Stati studiati dai Coppinger che decisero così di esportarli in America e impiegarli contro i coyote. ( ” Dogs” dei Coppinger potrebbe essere una buona lettura per i curiosi)

Dovremmo essere i primi a conoscere le sue velleità e sapere come comportarci di conseguenza.

Non possono svolgere il loro lavoro legati. Semplicemente.

Loro fanno il loro lavoro e noi non dobbiamo disturbarli. Se un pastore da guardiania ci ferma, noi dobbiamo fermarci, comprendere la sua comunicazione e cambiare strada o se necessario, cambiare addirittura programma della nostra escursione e/o tornare da dove siamo venuti.

Bisogna avere rispetto della montagna, delle sue attività e dei suoi abitanti.

Qui sotto alcuni cartelli che ci sono in alcune zone montuose virtuose

Speriamo che questo articolo ti sia piaciuto, nel caso condividilo sui tuoi social!

Fra me e te… lo smartphone

Uno studio inglese ha scoperto che i cani possono sviluppare ansia e stati depressivi quando i loro proprietari abusano dei loro smartphone. Non sorprende il fatto che lo studio abbia anche sottolineato che i cani reagiscano allo stesso modo quando i loro proprietari li ignorano. (…)

Questo paragrafo fa parte di un articolo interessante che parla della relazione tra noi e il nostro cane e… lo smartphone. Ci è piaciuto e l’abbiamo tradotto per voi! Lasciateci un commento se vi è piaciuto!

“siamo una nazione ossessionata dagli smartphone”, dice il veterinario fondatore di VetUK, (…)”ma questa dipendenza sta mettendo a repentaglio le importanti relazioni che intessiamo con i nostri pet, in particolar modo con i cani ma in misura minore anche con i gatti domestici”

secondo “FOX 13” lo studio ha sottolineato anche che ai gatti non interesserebbe così tanto la mole di utilizzo dei cellulari dei loro proprietari come invece succede ai cani.

Booth afferma quindi che l’uso ripetuto e prolungato del cellulare colpisce più i cani dei gatti perchè sono naturalmente più dipendenti dai loro proprietari (…). Spiega anche che il cane è più orientato al feedback e all’interazione e se la nostra attenzione è costantemente assorbita dal cellulare questi legami si sfaldano.

Il cane è un animale sociale (…)

Booth asserisce che i sintomi della depressione nel cane includano uno scarso interesse nei confronti del cibo, più sonnolenza e un eccessivo leccamento o masticazione delle zampe.

fonte:

https://www.petmd.com/news/health-science/your-smartphone-making-your-dog-depressed-study-says-37606

I cani sanno di non sapere

L’ articolo che abbiamo tradotto per voi oggi parla di un argomento che è alla base del nostro modo di interpretare la mente del cane.

L’approccio cognitivo zooantropologico ha in queste parole il suo fondamento scientifico. Buona lettura!

Libera traduzione dell’articolo:

Dogs know when they don’t know
Date: November 20, 2018
Source: Max Planck Institute for the Science of Human History

 

Recenti studi hanno dimostrato come i cani posseggano delle abilità “ metacognitive” e, nello specifico, se sono consapevoli quando non hanno abbastanza informazioni per risolvere un problema e cercano attivamente più informazioni . I ricercatori hanno creato un test in cui i cani dovevano trovare un premio che era posizionato dietro un recinto ( in totale i recinti dove potevano trovarlo erano due )

È stato provato che i cani cerchino informazioni aggiuntive in maniera significativa quando quando la ricompensa era nascosta.

I ricercatori del laboratorio DogStudies del Max Planck Institute for the Science of Human History hanno dimostrato che cani possiedono delle abilità “ metacognitive”. Nello specifico sono consapevoli, quando non hanno abbastanza informazioni per risolvere un problema, e cercano attivamente più informazioni in modo simile ai primati. Per investigare ciò i ricercatori hanno creato un test in cui i cani avrebbero dovuto trovare una ricompensa ( gioco o cibo) dietro due recinzioni. Hanno scoperto che il cane cerca informazioni aggiuntive in maniera significante più spesso quando non vede dov’è il premio è nascosto.

Nel campo della psicologia comparativa  i ricercatori studiano gli animali per conoscere l’evoluzione dei vari tratti e ciò che questo può dirci di noi stessi. Al laboratorio DogStudies la Project leader Juliane Bräuer studia i cani per fare queste comparazioni. In un recente studio pubblicato sul giornale Learning & Behaviour Bräuer e la collega Julia Belger studiano se i cani posseggono abilità metacognitive (a volte descritto come l’abilità di sapere di sapere) ed in particolare se sanno quali informazioni hanno imparato e se hanno bisogno di nuove informazioni.

Per testare ciò i ricercatori hanno inventato un apparato che coinvolge due recinzioni a forma di “V”.

Un premio, cibo o gioco, veniva posizionato dietro uno dei due recinti intanto che l’altro cane veniva trattenuto. In alcuni casi il cane poteva vedere dove veniva posizionato il premio, mentre in altri non poteva. I ricercatori hanno analizzato quanto frequentemente il cane guardava attraverso un’apertura nella rete prima di scegliere un’opzione. La domanda era se come gli umani e gli scimpanzé il cane fosse in grado di fare un controllo attraverso l’apertura quando lui o lei non aveva visto dove la ricompensa era posizionata. Questo indicava che il cane fosse consapevole che lui o lei non sapesse dove la ricompensa fosse (un’abilità metacognitiva) e volesse provare ad avere più informazioni prima di scegliere un recinto.

Alcuni ricercatori sostengono che alcuni animali, come i cani, possono cercare informazioni extra solo quando cercano un comportamento routinario, istintivo e non come risultato di un processo metacognitivo. Per controllo, Bräuer e Belger hanno testato se i cani mostrano il cosiddetto “effetto passaporto”, originariamente descritto dal ricercatore Joseph Call.

Quando gli esseri umani sono alla ricerca di qualcosa di molto importante, ad esempio un passaporto, si impegneranno in una ricerca più attiva e la controlleranno più spesso che se stiano cercando qualcosa di meno importante o generico. Le grandi scimmie mostrano questo stesso comportamento: cercheranno di più per un cibo di alto valore.

Pertanto, Bräuer e Belger hanno variato la possibilità che i cani cercassero alimenti di alto o basso valore, al fine di verificare se anche i cani presentassero la flessibilità di ricerca nell’effetto passaporto. In un’altra variante, hanno testato se  ci fosse differenza per il cane quando dovendo cercare cibo o giochi. I cani verificavano più spesso quando non sapevano Dove era nascosto il premio. I ricercatori hanno scoperto che i cani controllavano  più spesso quando non avevano visto dove era stata posizionata la ricompensa. “Questi risultati mostrano che i cani tendono a cercare attivamente informazioni in più quando non hanno visto dove è nascosto il premio”, spiega Belger. “Il fatto che i cani controllassero di più quando non erano a conoscenza della posizione della ricompensa potrebbe suggerire che i cani mostrano abilità metacognitive, in quanto soddisfano una delle ipotesi di sapere sulla conoscenza”.

Il controllo, tuttavia, non ha sempre reso i cani più efficaci. Nella prima variante, con cibo o un giocattolo come ricompensa, quando i cani controllavano erano corretti più spesso di quando non controllavano. Tuttavia, nella seconda variante, con cibo di alto o di basso valore come ricompensa, anche quando i cani controllavano, non erano corretti più di quanto ci si potrebbe aspettare. I ricercatori teorizzano che questo potrebbe essere dovuto a problemi di autocontrollo – i cani sono così eccitati dal dover trovare la ricompensa, che non possono evitare di avvicinarsi alla recinzione più vicina anche quando hanno visto che la ricompensa non è probabilmente lì.

Inoltre, i cani hanno controllato più spesso per il giocattolo che per il cibo nella prima variante, suggerendo che mostrano flessibilità nella loro ricerca e non si limitano a svolgere un comportamento di routine. Tuttavia non hanno controllato più spesso il cibo di alto valore nella seconda variante, anche se lo hanno cercato più rapidamente. Nel complesso, i ricercatori hanno concluso che i cani, pur mostrando un certo grado di flessibilità nella ricerca, non sono flessibili come i primati.

In una terza variante del test, i cani potevano sempre vedere dove era stata posta una ricompensa, ma erano costretti aspettare da 5 secondi a 2 minuti prima di poterla recuperare. È interessante notare che i cani non hanno controllato più spesso in caso di una attesa più lunga, anche se avevano un po’ meno successo. “È possibile che ciò sia dovuto a un ‘ceiling effect’, in quanto i cani hanno complessivamente selezionato la recinzione corretta nel 93% delle prove in questa situazione e, quindi la pressione per cercare informazioni extra, era bassa”, suggerisce Belger.

I cani hanno abilità metacognitive?

I risultati non hanno permesso ai ricercatori di dire in modo definitivo se i cani posseggono la metacognizione, sebbene abbiano mostrato alcune prove a riguardo. “Per gli umani, la vista è un importante senso di raccolta delle informazioni: in questo caso il nostro esperimento si basava su un’azione di ‘controllo’ basata sulla vista, ma i cani, probabilmente, usavano il loro senso dell’olfatto quando controllavano il vuoto. “E’ molto importante per i cani e potevamo vedere che lo stavano usando “, afferma Bräuer. “In futuro vorremmo sviluppare un esperimento per indagare in quali circostanze i cani decidano di usare il loro senso dell’olfatto contro la vista. Potrebbe darci ulteriori informazioni sulle loro capacità di ricerca delle informazioni”.

Mondo cucciolo

Il tema della socializzazione dei cuccioli presenta ad oggi poche risposte universalmente riconosciute (per fortuna).

Questo sicuramente grazie al fatto che molti finalmente riconoscono nei cani degli individui, ognuno diverso dall’altro.

È facile comprendere come da questa diversità sia impossibile ridurre la socializzazione a un piccolo decalogo, guida, o libro Delle verità, Delle domande e Delle risposte.

 

La mia idea quindi è quella che mi spinge a porre domande in prima battuta, piuttosto che cercare subito risposte.

Prima di leggere le domande provate a immedesimarvi pensando di essere un cucciolo di pochi mesi.

 

Che cucciolo sarò se nessuno avrà tempo per me?

Cosa penserò degli altri cani se non avrò tempo per conoscerli?

Cosa penserò di loro se non avrò avuto tempo di condividere con loro esperienze dove loro per me possono essere guide, modelli?

Cosa penserò se non avrò avuto cani che si siano presi cura di me, giocando con me, condividendo gesti di cura, vicinanza e contatto?

Saprò comunicare correttamente se, nella stessa misura in cui avrò trovato cani con cui condividere “ il bello”, non avrò mai incontrato cani che mi abbiano insegnato che qualcuno non ama la vicinanza e capire i significati dei loro comportamenti ?

Che cane sarò se nessun cane mi avrà mostrato come interpretare lo spazio e tutte le opportunità che si possono trovare esplorando lo stesso?

Che cane sarò se non avrò avuto abbastanza tempo per conoscere quello che mi piace fare?

Che cane sarò se non avrò provato la gioia di rotolarmi nel fango, entrare in acqua per poter decidere se mi piace o meno, saltare nell’erba alta e intrufolarmi nelle sterpaglie ?

E cosa penserò delle persone se non avrò avuto tempo di condividere con loro esperienze piacevoli? Se nessuno di loro mi avrà guidato nello strano mondo delle macchine e degli edifici, sarò in grado di adattarmi da grande? E se nessuno di queste persone sarà stato per me un porto sicuro, una persona presente, una fonte di interesse e di proposte che sono nelle mie corde, una fonte di informazioni utili nei momenti di necessità, sarò in grado di vedere le persone come partner sociali?

Queste e altre mille altre domande vengono spontanee, ma già queste possono bastare.

 

Se questo articolo vi è piaciuto lasciateci un commento e condividetelo pure.